Eravamo alla seconda edizione di Napoli Città Libro 2019. Pippo in qualità di scrittore stava per presentare il suo libro "Ecco a Voi. Una storia Italiana"
Lo
so, sono arrivato qualche giorno in ritardo. Ma sono qui a raccontare
un episodio dopo aver pensato,per qualche giorno, appunto, se ne valesse la pena narrare di quel giorno durante il
quale incontrai Pippo Baudo. Bene, ero all' inaugurazione del Salone del libro
e dell' Editoria, nel Castel Sant'Elmo, evento a carattere culturale
con la durata di quattro giorni ai primi di aprile del 2019, questo
lo ricordo bene, la seconda edizione di Napoli Città Libro, promossa
e organizzata dall' Associazione Culturale Liber@rte il cui
presidente è Alessandro Polidoro. Il sodalizio ha il fine di
coinvolgere i lettori del Mezzogiorno in iniziative culturali di
respiro nazionale e internazionale, fungendo da punto di riferimento
per la scena culturale locale. Napoli,
in quei giorni, ospitò scrittori, rappresentanti di case editrici,
della televisione e dello spettacolo; giornalisti, personalità della
cultura.
Io
ero lì, ma come visitatore amante della lettura oltre che della
scrittura. Ciò che mi colpì fu la manifestazione realizzata in
un'area del castello, un tempo utilizzata come prigioni, alcune delle
quali interrate, ma non un vero e proprio sotterraneo, nel quale però
non c'ero mai stato, accessibile al pubblico e che presenta una
prospettiva della sua storia, l'architettura del castello, oltre a
spazi per eventi e mostre, stands allestiti per l'esposizione di
libri. Era pomeriggio, intorno alle 16.00. La sala Rosa dei venti aveva già in
seno tanti spettatori soprattutto giovani. Tutti ad attendere il
Pippo d'Italia in qualità di autore del libro dal titolo
"Ecco a
voi. Una storia italiana", edito da Solferino libri. Scritto con
Paolo Conti. Si tratta di una storia dalle cui pagine ci narrano
tanti episodi vissuti del popolare conduttore televisivo, alcuni dei
quali quando Andreotti lo faceva andare in studio alle 6.30 di
mattina per organizzare l’intervista in diretta e dopo un’ora di
chiacchiere lo congedava con un disinvolto: "Improvviseremo",
oppure di quando incontrò per la prima volta il proprio figlio in
una stanza del tribunale, con il cognome di un altro. Insomma, il
libro ripercorre la carriera del Pippo d'Italia con aneddoti,
chiacchiere e lezioni di vita in 288 pagine ricche
di significato e curiosità. Ma lo stesso scrittore non si dimentica
di raccontarci di un' Italia che sta cambiano il costume nazionale di
cui lui stesso è stato testimone attraverso il suo lavoro. Comprai
il libro e andando via curiosando l' interno di alcune celle
mi
persi nei lunghi e larghi corridoi. Rimasi un po' a pensare di ciò
che avevo più volte sentito dire su quelle prigioni, forse era il
motivo per cui non ci ero mai stato: "Esistono storie misteriose come
quella del fantasma che si aggira tra le stanze del castello e celle
di tortura e sacrifici".
Capperi! - dissi a me stesso - Enzino proprio
qui dovevi venire e perderti? - quando ad un tratto sentii un leggero
vocio che proveviva da un corridoio. Non volli pensare che fossero
tanti fantasmi che mi rincorressero, anzi sospirai cercando di
orientarmi. Fortuna volle che in un'area, forse una cella adibita a
luogo di intrattenimento, vedessi tante
persone al punto di incuriosirmi. Un primo passo, notai le telecamere
che accerchiavano un uomo seduto, peraltro scomodamente su una sedia,
che parlava ai giornalisti. Feci un secondo passo in avanti e mi
infiltrai nel gruppo. Una sola cosa hanno di bello i giornalisti:
quando ti riconoscono seppur non ti ci sei mai presentato, ti fanno
strada come se fossi un loro fratello. Capii subito che sapessero io
chi fossi. Pertanto nessuno osò dirmi qualcosa facendomi sentire
escluso, nonostante non fossi accredidato. Ascoltavo, tra un
ulteriore passo e l'altro, le domande dei giornalisti e risposte del
loro interlocutore fino ad arrivare faccia a faccia con il re
della televisione italiana in carne ed ossa. Non erano le risposte
del Pippo che mi incuriosivano, ma la voce, il tono, la cadenza delle
parole di un uomo buono e dal cuore grande, che, seppur già stato a
Napoli tantissime volte, non mi aspettavo di trovarlo davanti a
tantissimi giovani tra i quali anche giornalisti. Tutti giovanissimi,
mentre io pensavo: guarda questo, seduto su una specie di sedia, non
ricordo bene se uno sgabello, (nella foto in alto) ma sicuramente un mezzo di fortuna trovato per caso, è costretto ad allungare il collo a chi gli
rivolge la domanda stando in piedi e in fretta per poi andare a redigere il
pezzo in tempo reale. Ma lui con classe e raffinata
comunicazione intratteneva divertendosi e coinvolgendo comunque tutti
nell' unica risata. Poi come un lampo i sui occhi caddero su di me,
mi fissò per un attimo sorridendomi. E disse: "Gurda che ho
visto bene che sei arrivato per ultimo infilandoti elegantemente nel
gruppo. E sei qui".
Ed io dandogli del Voi replicai: anche Voi Signor Baudo siete elegante con le risposte, intrattenete i miei colleghi tenendoli incollati qui. Ecco, a lui non interessò più nulla se soltanto quel 'Voi'. A un siciliano, un meridionale che sia, questo è un dettaglio che non sfugge, al punto che si tolse gli occhiali per pulirli con il fazzoletto, ma fu una scusa per nascondere l' emozione, ne ero certo. Quel 'Voi' per uno del Sud è sinonimo di profondo rispetto e identità locale, della terra dalla quale provieni. Non è distanza né sottomissione o discriminazione verso chi hai di fronte. E Pippo di queste cose se ne intendeva nonostante il suo libro ci narra anche del profondo mutamento del costume italiano di cui lui stesso in quanto presentatore televisivo era testimone attraverso il suo lavoro. Mi sentivo a mio agio, subito affievolii la conversazione: Ditemi, se non aveste scelto di fare il presentatore che cosa pensate che avreste fatto nella vita? E lui subito: "L' avvocato...avrei fatto l' avvocato che pure è una professione che mi piace. Sono laureato in giurisprutenza". Ma ditemi ancora, Signor Baudo e questa volta vi faccio una domanda cattiva.
Lui abbassò gli occhi acconsentendo con un sorriso: "Va bene". Vi è mai passato per la mente di entrare in politica? A questa domanda che neppure la completai sparirono tutti i colleghi, forse per non uscire dal tema di pertinenza all' evento e per questo avevano scelto di non lavorare più di quanto avessero previsto. Ma Baudo si raddrizzò sulla sedia o sgabello che fosse e rispose: "Se ne sono andati i tuoi colleghi, meglio per te!". Poi aggiunse: "Non mi è mai passato per la mente di fare politica, ma più volte sono stato invitato a candidarmi. Ho sempre rifiutato con determinatezza... convinzione". Queste le ultime parole di Baudo quando apparì il direttore del Centro di Produzione della Rai di Napoli, Antonio Parlati chiamandolo per accompagnarlo sul palco a conferire con i giovani studenti che lo aspettavano. Ma c'è altro. Tanto per dirne una, la più piccola, Prodi lo voleva candidare alla presidenza della Regione Sicilia e qualche anno dopo ci riporovò il Partito Democratico, ma il rifiuto di Pippo fu chiaro, inequivocabile. Resta il fatto però che nel 2001 Baudo ebbe un timido avvicinamento alla politica. E fu quando in Italia si parlò molto di bipolarismo con il centrodestra di Silvio Berlusconi e il centrosinistra guidato da Francesco Rutelli. Ad alcuni ex democristiani non andava di ingoiare quel boccone amaro, al punto che andarono via dal Partito Popolare e si diedero da fare per costruire un terzo polo battezzandolo con il nome di Democrazia Eurpoea. Tra questi uno dei principali fondatori, il siciliano, amico di Baudo, Sergio D'Antoni ex segretario del sindacato Cisl; Giulio Andreotti ormai diventato anche lui amico di Baudo, nonchè l'ex ministro Ortensio Zecchino. Ma la ciliegina sulla torta fu la candidata alla Camera in Umbria e nelle Marche, la moglie di Baudo, la Signora Katia Ricciarelli. Questo fu il periodo durante il quale Baudo si azzardò a fare politica, ma sempre con un passo indietro, seppur competente, conoscitore delle questioni del Paese. Praticamente il Pippo d'Italia fu stretto dalla morsa dell' affetto di quelle persone alle quali non potè no. Una delle cose per la quale nel corso della sua vita non ha potuto dire "L' ho inventato io". Frase questa diventata negli anni uno slogan, un modo per dire che ha lanciato e rilanciato persone e personaggi dello spettacolo, artisti diventati personalità di grande valore. Arrivederci Signor Baudo...Che la terra Vi sia lieve.
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