FRATTAMAGGIORE, OMAGGIO ALLA MEMORIA DI SOSIO CAPASSO


Letterato indiscusso, cultore di storia locale, ma soprattutto uomo non disposto a fare o ad accettare qualcosa per abitudine 

Il preside, Sosio Capasso

FRATTAMAGGIORE (NA) - Letterato di prim’ ordine, al di là di essere stato docente scolastico, lui era semplicemente il “preside Capasso”. Amato da tutti in città. E tutti, ancora oggi, sanno che era cultore di storia locale al punto di aver fondato la rinomata rivista Rassegna Storica dei Comuni  nonché l’ Istituto di Studi Atellani il cui presidente attuale é Francesco MontanaroSosio Capasso era un uomo non disposto a fare o ad accettare qualcosa per abitudine, riservato, gentile e sempre col sorriso; amava trattare con i giovani anche se in cuor suo era sempre un professore, un docente, un preside abituato a dirigere. E ci riusciva come riusciva ad analizzare, a fare ricerche senza stancarsi mai. Scrivo di lui ricordandomi di quando lo chiamavo per essere ricevuto. E mai e poi mai mi dava appuntamento: “Vieni, sto qui - diceva - non c’è bisogno di chiamarmi”. Ricordo di una sera di un inverno micidiale; entrai in casa sua, nell' interrato ove i suoi libri stavano, credo tutt'ora stiano li, sistemati nell’ elegante scaffalatura lungo le pareti e che portavano calore più di una stufa, faceva caldo in uno stanzone in cui i sui libri sembravano accarezzarmi. Sosio Capasso, dalla sua caparbia sicurezza letteraria, quella sera relazionava su uno storico locale da tutti conosciuto come Bartolomeo Capasso; era a rodersi per l’inesattezza perfino dell’enciclopedia Treccani: “Enzo - mi diceva - si chiama Bartolommeo, due emme...non è giusto! In pratica Bartolommeo era uno storico e archivista Italiano dell’ ‘800 , napoletano ma che aveva i genitori frattesi. E cosi fu. Ora Frattamaggiore ha una strada intitolala a Bartolommeo Capasso con delibera del Consiglio Comunale del 9 aprile del 1900, ma corretta grazie al preside Capasso. Piacevolissima la scrittura del preside al punto che ti mantiene gli occhi incollati sulle righe, leggo il volume dal titolo “Gli Osci nella Campania Antica”. L’opera tratta di un popolo le cui origini, forse indoeuropea, forse legata ai più lontani primordi della terra ove si organizzarono per la rievocazione della formazione della regione. “La finalità del libro - mi diceva il preside, autorizzandomi a dargli del “Tu”, è quella di riuscire veramente a polarizzare l'attenzione di quanti vivono nel comprensorio atellano. "Tienitelo pure il libro", mentre   scriveva nella prima pagina dedicata ai figli, Franca, Lello e Carlo: “Al giornalista Enzo Di Micco con l’augurio di un’attività che sappia scendere nel profondo delle coscienze. 21. 1. 1999. Sosio Capasso.
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