CAMILLERI E DE CRESCENZO. L' ITALIA PIANGE I PILASTRI DELLA LETTERATURA GENUINA

Luciano De Crescenzo e Andrea Camilleri
Se ne sono andati via a distanza di qualche giorno, Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo. Scrittori, intellettuali che hanno sempre mantenuto con fermezza ognuno la propria idea sui costumi, valori e tradizioni di un popolo, se pur spesso contraddittorio, carico di calore, umanità fino a far parte della letteratura, la loro letteratura. Scrittori dallo stile diverso, ma di una cosa soltanto in comune: Scrivevano ciò che pensavano, soprattutto come parlavano. Erano geni, ma anche "genuini prodotti" del sud. La scrittura di Camilleri ha un sapore unico, che talvolta può sembrare di avere qualche difetto dovuto al dialetto stretto, per certi versi incomprensibile per il lettore o ascoltatore. Ma si tratta di una forma di espressività di uomo caparbio che aveva il fine di trascinare il lettore nella realtà di una Sicilia oggi mitica, domani in contraddizione, che ti rompe i "cabbasisi". Ce ne ha dato atto negli ultimi anni il commissario Montalbano. Camilleri diceva: "Le parole che dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre". Nel 1954 lo scrittore siciliano partecipa ad un concorso in Rai come funzionario, ottiene un buon esito, ma non è assunto poiché comunista. Entra alla Rai tre anni dopo rimanendo per tutta la vita un comunista verace. Tant' è che ora riposa per sua espressa voltà nel  Cimitero Acattolico di Roma, che fu realizzato nel 1716 con il benestare di Papa Clemente XI, per dare la possibilità agli stranieri non cattolici di essere seppelliti nella capitale.Denominato anche il ‘Cimitero degli artisti e dei poeti’, ospita numerosi esponenti del mondo della cultura, tra cui Antonio Gramsci. Il funerale di De Crescenzo si terrà a Napoli, qusta mattina, sabato 20 luglio alle 11.30 nella Basilica di Santa Chiara. Il sindaco, Luigi  De Magistris, ha indetto il lutto cittadino ricordando così Luciano De Crescenzo quale "uomo di immensa cultura che ha saputo interpretare brillantemente l'anima del popolo napoletano. Luciano mancherà molto a Napoli e alla sua gente - ha detto ancora De Magistris - lo ricorderemo tutti con tanto affetto e gratitudine". Ingegnere, con la qualifica di addetto alle pubbliche relazioni all' IBM di Milano,  De Crescenzo diviene dirigente  dopo vent'anni. E lascia il proprio lavoro per dedicarsi alla scrittura. Esordisce con l'opera dal titolo "Così parlò Bellavista". Si tratta di un episodio letterario a dir poco unico che arrivò perfino in Giappone.Vera e propria dichiarazione d'amore per la città di Napoli. Da quel libro ne sarà poi tratto l'omonimo film. I lavori dello scrittore napoletano manifestano la capacità dello stesso di introdurre anche il lettore più inesperto ai problemi sollevati dalla filosofia antica. Egli diceva, infatti: "Nel Fedro di Platone, Socrate diceva che la scrittura era una minaccia per la cultura perché a un libro non si possono fare domande. A Socrate mancava Internet". Nel 1995 Forza Italia  propone a De Crescenzo di candidarsi tra le sue file, ma lo scrittore rifiuta. Ad un giornalista che gli rivolge una domana chiedendogli se fosse di centrodestra o centrosinista, lui risponde: "Sono del centro storico". Negli ultimi anni, però, De Crescenzo si schiera più volte invitando a votare i Radicali di Emma Bonino, definendosi ateo cristiano. Insomma, l'Italia piange per aver perduto due pilatstri della letteratura genuina. E l'ex regno delle due sicilie lamenta ora un vuoto enorme nel mondo della cultura meridionale.


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