25 novembre, "Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne"
Un fatto è certo: chi esercita la violenza sulla donna non dà valore a tale essere. Pertanto, le donne che subiscano violenza sessuale, fisica o psicologica sono vittime di uomini scellerati, dall' inferiorità nascosta nel profondo del proprio "io". "L' uomo" che esercita violenza sulla propria donna non vale nulla. E lui sa bene di essere un debole. Non servono le parole di psicologi o di esperti studiosi o di intellettuali che analizzano un fenomeno a dir poco abominevole. Ma basta dire a voce alta: "L' uomo" che violenta la propria donna non vale niente, è zero. Questo vale anche per gli uomini in ufficio, in qualsiasi posto di lavoro che usano le meschine strategie o tattiche per estromettere o rendere debole la collega nel proprio compito. Oggi 25 novembre ricorre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza alle donne". Dunque, si vuole porre attenzione su una tematica dolorosa.
Le stesse istituzioni, più volte hanno sottoscritto documenti e protocolli in cui c'è scritto che "La violenza sulle donne purtroppo non conosce confini geografici, distinzioni di classe o di età: è iscritta in tante singole biografie. In ogni sua forma, fino all'omicidio, non è mai un fatto privato né solo conseguenza di circostanze e fattori specifici, ma si inscrive in una storia universale e radicata di prevaricazione sulla donna". Questa importantissima ricorrenza, istituita dall’ assemblea dell’ Onu nel 1999, rimarca il sacrificio di Patria, Minerva e Maria Teresa, tre sorelle che, a causa della loro militanza politica contro il regime del dittatore dominicano, Rafael Leonida Trujillo, furono brutalmente trucidate nel 1960. Le sorelle Mirabal attiviste politiche della Repubblica Dominicana e sostenitrici del “Movimento 14 giugno”, mentre stavano andando in auto a far visita ai loro mariti nel carcere, perché anche loro militanti politici furono fermate dalla polizia, condotte in una piantagione di canna da zucchero e, dopo indicibili torture, furono gettate in un precipizio per simulare un incidente. Questa storia venne a galla nel 1999 qualche anno dopo la morte del dittatore Trujillo. Di qui l' Onu intraprese l'iniziativa di istituire la ricorrenza.
E nel 2005 anche l' Italia ha iniziato a celebrare il ricordo di tutte le donne vittime di violenza. Un fenomeno purtroppo sempre attuale questo della violenza alle donne che non si riesce a debellare. Vuoi per le leggi e normative inadeguate, vuoi per la difficile attestazione da comprovare contro l'uomo violento, specialmente in ambito domestico. Analisi, discussioni, dibattiti e convegni non bastano. Da un lato vi è la cultura che si oppone e combatte come giusto che sia; dall'altro lato invece rimane la scelleratezza dell' uomo "zero", ovvero che non vale nulla e che andrebbe isolato per poi essere punito, prima ancora di compiere l'azione di femminicidio.
Tutto qui. Si pensi che mai nella letteratura italiana si è letto che un mafioso, per quanto criminale sia, si fosse permesso di toccare con un dito la propria moglie in casa, per offenderla. E quando mai un camorrista si è permesso di dire alla propria donna di essere inferiore?...Ebbene questi uomini nonostante tutto sanno che in casa comanda la donna, decide lei, esprime ogni desiderio al proprio uomo, sia in favore dei figli, sia per sé stessa. Addirittura le donne di Cosa nostra, talvolta hanno anche agito oltre che a decidere. Donne che hanno ricoperto un ruolo attivo negli affari della famiglia mafiosa, svolgendo compiti criminali in prima persona.
Tanto che la stessa letteratura le ha definite "madrine". Donne importanti per i propri uomini uniti ad elle, prima di tutto per la stima e la fiducia, per l'intelligenza e poi per l'amore profondo, al di là del crimine. E non sono mancate donne che hanno “ripudiato” la violenza e le logiche mafiose dei propri congiunti. Questo per dire che mai e poi mai camorristi e mafiosi si sono permessi di violentare le proprie mogli, sia sul piano psicologico, sia fisico o sessuale. I dati forniti dalle Nazioni Unite, relativi al periodo 2005-2016 per 87 paesi, sono decisamente allarmanti: il 19% delle donne tra i 15 e i 49 anni ha dichiarato di aver subito violenze fisiche e/o sessuali da parte di un partner intimo nei 12 mesi precedenti al sondaggio.
Ecco quindi che per l’ Onu e per ogni paese che il 25 novembre porta avanti la sua battaglia in difesa delle vittime, la "Giornata internazionale contro la violenza alle donne", è anche un monito per raggiungere un traguardo fondamentale nell’ ambito dei Diritti Umani: non lasciare più nessuna donna indietro e sola.