LATINA, SATNAM SINGH È MORTO. LA SINDACA: "LUTTO CITTADINO"

 Ma quelle splendide ciliegie, zucchine, melanzane, che decorano le nostre tavole e soddisfano le esigenze culinarie, provengono dal sudore e dal sangue della povera gente pagata 4 euro all'ora?...Se è cosi anche noi acqurenti siamo complici del caporalato. E quindi siamo anche delinquenti e schiavisti

  ll fatto  

LATINA - Satnam Singh, il bracciante agricolo con il braccio amputato dalla macchina agricola con la quale avvolgeva la plastica è morto in ospedale dopo due giorni di agonia. Abbandonato davanti alla propria abitazione dopo che si è tranciato un braccio mentre lavorava nelle campagne di Latina, in località Borgo Santa Maria. Accade lunedì pomeriggio 18 giugno. Satnam Singh 
30 anni di nazionalità indiana, senza permesso di soggiorno, caduto nella rete del caporalato a 4 euro l'ora è stato accompagnato a casa e con lui il cassetto in cui giaceva il braccio tagliato. Due ore sotto il sole cocente. Lamenti e sofferenza fino a quando alcuni vicini di casa sono accorsi chiamando il 118.  L'uomo contadino è deceduto mercoledi 20 giugno all'ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato in condizioni gravissime e con prognosi riservata.

  Le istituzioni  
Intanto la sindaca di Latina Matilde Celentano ha provveduto a indire, attraverso apposita ordinanza, il lutto cittadino, con l'esposizione della bandiera a mezz'asta per la morte dello sfortunato giovane indiano: "Interpretando il sentire comune della nostra comunità - ha detto la prima cittadina - profondamente scossa dall'accaduto, e delle forze politiche tutte, che siedono in Consiglio comunale".

Dalla Regione Lazio, invece, fanno sapere che l'ente si farà carico delle spese per il funerale del bracciante. E una volta individuati i responsabili, Il presidente della Giunta regionale del Lazio, Francesco Rocca e l'assessore all'Agricoltura Giancarlo Righini, si costituiranno parte civile nel processo. Pertanto esprimono le condoglianze, a nome dell'Amministrazione regionale, alla moglie e ai familiari del bracciante agricolo di Latina, tragicamente scomparso - c'è scritto in una nota - La Regione ribadisce la ferma condanna per l'accaduto, confermando il suo impegno nella lotta al caporalato e per la sicurezza dei lavoratori di ogni comparto produttivo". 

  L'opinione   
Siamo una società schiavista e complice del caporalato

La notizia della morte di Satnam non è un caso isolato. Già qualche anno fa, in Puglia un bracciante morì per il caldo soffocante. Fu condannato a Lecce l'imprenditore che lo aveva ingaggiato e il suo intermediario. 14 anni di galera ai due "eroi della disumanità" per la morte del bracciante sudanese, 47 anni: un malore sotto il sole cocente del primo pomeriggio del 20 luglio 2015. Ne vale la pena, dunque, mettere in evidenza una condizione per la quale queste persone scelgono di venire in Italia con la speranza di essere trattate bene e dignitosamente nel nome della civile convivenza e umanità di cui l'Italia se n' è sempre vantata, distinguendosi nel mondo. Purtroppo non è più cosi. I tempi sono cambiati. La caduta dei valori e con essa la politica horribilis, stanno dando prove inconfutabili di come, perfino i cittadini italiani vivono male, invocano migliore qualità di vita, sia sul piano sociale, sia sul piano economico, mentre si fa strada la tratta degli schiavi nel lavoro nero di ogni ordine e grado. Orrore e sconcerto per noi Italiani figli di un Paese in cui vige il ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. E su questo una domanda mi arriva d'obbligo alla mente: quelle splendide ciliegie, zucchine, melanzane di cui lo stesso ministero ne ha fatto il fiore all' occhiello del made in Italy, peraltro anche a caro prezzo, che decorano le tavole, soddisfano l'esigenza culinaria e i nostri palati, provengono dal sudore e dal sangue della povera gente pagata 3-4 euro l'ora? Se è cosi anche noi acquirenti siamo complici del caporalato. E quindi siamo anche delinquenti e schiavisti. Il tricolore italiano sventola leggero nella brezza in odore di sangue e sudore, nonostante i continui moniti del presidente della Repubblica, che definisce il tutto quale morte bianca, quando si muore sul posto di lavoro. Questa volta è toccato ad un giovane speranzoso indiano e alla sua consorte, caduti nella rete del caporalato, quella forma illegale di reclutamento e organizzazione della mano d'opera agricola, attraverso intermediari, i caporali, appunto, che assumono per conto dell'imprenditore e percependo una mazzetta, operai giornalieri, al di fuori dei normali canali di collocamento e senza rispettare le tariffe contrattuali sui minimi salariali. L'Italia europeizzata guarda avanti seppur sottomessa ai dettami dei "poteri forti" e non alle indicazioni del popolo già di per sè logorato dalla povertà che avanza. Siamo una società che sta perdendo i sentimenti umani, distaccandosi sempre di più dalla tradizionale difesa dei diritti umani. Eppure l' Italia non è la Francia e non è neppure la Germania. L'Italia ha una sua Costituzione, che ci parla prima dei sentimenti umani e poi di tutto il resto...



 


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